Il concetto di territorialità è al centro delle politiche della presidenza nazionale di Piccola Confindustria. Il territorio continua ad essere il punto di riferimento per la vita della piccola impresa, che si fonda su tre principi cardine: cultura d’impresa, ruolo sociale dell’impresa, crescita dell’impresa.
Il territorio rappresenta il grande vantaggio storico e competitivo della piccola impresa italiana: non dobbiamo dimenticarne il significato perché rappresenta le origini dell’impresa italiana. Le imprese nascono infatti dal territorio, hanno origine dalle piccole botteghe rinascimentali, quindi dai saperi radicati nei territori che hanno saputo dare vita e sviluppare competenze e tramandare conoscenze di padre in figlio, di nonno in nipote. Questi saperi nei secoli hanno dato vita al Made in Italy: un Paese senza materie prime, che non aveva particolari possibilità di sviluppare delle industrie capaci di produrre oggetti in larga scala, ha fatto dell’artigianalità, dell’attenzione al particolare, del bello e del ben fatto un vantaggio competitivo.
I territori hanno poi generato i distretti industriali, ecosistemi che, legati a determinati ambiti, hanno sublimato competenze facendole diventare, in scala, vere e proprie imprese che hanno organizzato processi e industrie che oggi sono leader mondiali. A questo punto il territorio è un valore, e assume anche il significato di comunità per l’impresa. Per l’impresa il territorio è quindi da un lato lo scrigno dei saperi, è luogo di competenze, di conoscenze, di vocazioni, dall’altro il soggetto a cui l’impresa e l’imprenditore restituiscono tutto il vantaggio che hanno costruito nel tempo.
Certo. L’attenzione dell’impresa al territorio crea un circolo virtuoso: ciò che l’impresa ha ricevuto nei secoli dai territori lo restituisce sotto forma di impegno sociale, creando così benessere diffuso. Non parlo solo di benessere economico, ma anche di crescita e benessere sociale: l’impresa diventa fulcro di conoscenza, di competenze, con una particolare attenzione anche al mondo della scuola. Aiuta così sempre di più l’ecosistema sociale a migliorare e crescere, perché, questo è il punto, è nell’interesse dell’impresa e dell’imprenditore che il territorio cresca e generi continuamente saperi.
L’importanza del territorio è strettamente correlata al ruolo sociale dell’imprenditore. Oggi il ruolo sociale dell’imprenditore è fondamentale e può rappresentare un vantaggio competitivo per l’impresa italiana. Quando si parla di ruolo sociale non dobbiamo dimenticare che significa attenzione ai grandi tempi della sostenibilità, termine che è molto lasco e racchiude tutti gli elementi dell’essere protagonisti sociali. Sostenibilità è infatti un termine che si declina in tre grandi sottoinsiemi: sostenibilità economica, sostenibilità sociale, sostenibilità ambientale.
La sostenibilità economica è l’elemento determinante. Un’impresa, per poter essere socialmente responsabile, deve essere innanzitutto sostenibile dal punto di vista economico. Il che non significa esclusivamente avere i conti in ordine a fine anno, ma essere un’impresa con una governance, un’impresa trasparente che comunica i propri dati, che non ne fa mistero, una impresa che si managerializza. Solamente con le competenze e l’attrazione dei talenti un’impresa sa di poter avere una gestione attenta che garantisca la continuità negli anni e soprattutto lo sviluppo e la crescita. La governance intesa come sostenibilità economica è appunto tutto questo, ovvero la capacità di un’azienda di generare valore nel tempo, che vuol dire mantenere posti di lavoro e generare ricadute positive sul territorio.
La sostenibilità ambientale è quell’attenzione al territorio, attenzione alla resilienza, alla capacità dell’impresa di continuare a generare attraverso i propri processi beni e servizi. In un paese fragile come il nostro, così soggetto a cataclismi, terremoti e altri eventi catastrofici, la responsabilità ambientale significa mettere in sicurezza l’impresa e il territorio in maniera vicendevole. Una impresa in sicurezza, che opera in un territorio sicuro, è un’impresa che continuerà a produrre e vendere beni.
Ancora la logica della reciprocità: un’impresa che opera in un territorio instabile non riesce più a produrre; un territorio che ospita un’impresa che a seguito di un danno ambientale blocca la produzione è altresì un territorio che vede perdere posti di lavoro. Quindi la tutela ambientale diventa un fattore fondamentale per le imprese e per il territorio. Tutela ambientale e sostenibilità ambientale significano anche economia circolare, altro grande elemento di vantaggio competitivo nel nostro paese. L’economia circolare è la caratteristica, tipica dell’economia italiana, del non spreco, del risparmio, della capacità di saper riusare qualcosa che pare non servire più e che invece può essere riciclato e riutilizzato.
Sì, storicamente il nostro paese non avendo materie prime doveva necessariamente trasformare ciò che aveva a disposizione in una nuova risorsa, riutilizzare i metalli per nuove leghe utili alla produzione, ad esempio di campane o rubinetti. Riutilizzando si riducono i problemi di smaltimento dei rifiuti e si abbatte l’inquinamento, si consumano meno territorio e meno risorse. L’economia circolare ci vede oggi tra i leader mondiali, con un grande vantaggio in termini di risparmio economico, risparmio del territorio e tutela ambientale.
Abbiamo poi la terza declinazione della sostenibilità: la sostenibilità sociale. Sostenibilità sociale vuol dire, e qui ci ricolleghiamo alla prima domanda, attenzione alla comunità interna dell’azienda, ma anche attenzione alla comunità esterna, ovvero al territorio. Vuol dire provare e creare modelli di welfare che siano nuovi paradigmi di relazione tra impresa e collaboratore-dipendente, quindi welfare come attenzione alla sfera familiare del lavoratore, al benessere della persona. Welfare vuol dire anche crescita della persona nel suo sviluppo, non solo dal punto di vista dei meccanismi produttivi, ma anche e soprattutto della crescita culturale, della motivazione e soddisfazione personale.
Lei parla spesso del concetto di “continuità aziendale”, cosa intende?
In che modo le linee programmatiche di Piccola Industria possono incontrare gli orizzonti e i principi di Impresa21?
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